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Una grande arte, un'umanità compiuta * |
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di Giuseppe Goisis |
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La comunità di Venezia e l'Italia vanno riscoprendo
un loro autentico Maestro |
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La Madonna della Salute, a Mestre, sembra riconquistare la sua storia, mix inscindibile di arte e devozione. La chiesa è divenuta Santuario diocesano. Con una mostra promossa in occasione della fine del restauro e della riapertura della chiesa, lì accanto, presso il teatro Mabilia, sono stati oggetto di ammirazione i quaranta bozzetti di lavoro eseguiti da Ernani Costantini, in preparazione del ciclo pittorico che illustra la chiesa medesima. Contemporaneamente, la Galleria di S. Lorenzo ha ospitato una mostra sulla decorazione pittorica e il recente restauro, che ha polarizzato i visitatori e gli ospiti di Piazza Ferretto.
Insomma, due iniziative collegate ed importanti, che hanno ricollocato al centro una figura prestigiosa di artista e di uomo, su cui hanno scritto, fra gli altri, Ulderico Bernardi, Antonio Bruni, Guido Perocco, Leopoldo Pietragnoli, Paolo Rizzi, Bruno Rosada, Nantas Salvalaggio, Giorgio Saviane, Gigi Scarpa e Sandro Zanotto 01.
Per l'artista veneziano, l'espressione 'servizio', naturalmente, va usata con circospezione, tenendo presente il preciso significato che può assumere nel contesto di una visione sostanzialmente cristiana: in essa, il 'servizio' non è la mansione meno importante, ma anzi quella regale, nascendo dall'umiltà e da una profonda consapevolezza.
Mi permetto di aggiungere un'altra espressione: 'impegno', che non deve essere inteso come una qualifica proveniente da una cultura storicista o attivista, alla quale Ernani Costantini era estraneo, ma invece come un libero e responsabile prodigarsi, per rendere migliore, con la dedizione all'arte, la città degli uomini.
Permettete una breve nota personale: la prima volta che ho incontrato il Maestro Ernani, abbiamo parlato proprio dell'umiltà, dimensione poco coltivata, o addirittura irrisa. Ci siamo cercati a lungo, prima: io perché inclinato, anzi tentato a saper di più sull'arte, sulla sua arte, lui perché voleva sentirmi sugli autori francesi della Renaissance catholique, quel moto di rinnovamento straordinario a cui tutti, in maniera diversa, ci sentivamo debitori 02.
Ecco, sono stato colpito immediatamente dalla capacità comunicativa di Costantini, e dalla sua apertura mentale, nutrita di tante esperienze, incontri e buone letture; diverse volte, mi ha parlato di lui Elio Iodice, il genuino tessitore di tante amicizie, in un creativo andirivieni fra l'una e l'altra persona, parlando a ciascuno bene degli altri, senza indulgere nel contrario, come, purtroppo, si usa a Venezia.
Dicevo che le prime considerazioni in comune furono sul valore dell'umiltà, non una virtù fra le altre, ma una disposizione generale dalla quale le virtù possono trarre vigore e fiorire.
Il riferimento, venuto alla mente ad ambedue, scaturiva da San Paolo, dalla Prima Lettera a Timoteo, un testo denso di indicazioni pratiche, nel quale si mette in guardia dalle chiacchiere vane e dal farsi maestri di ciò che, in verità, s'ignora.
Negli ultimi mesi, i figli di Ernani, Christiano e Giovanni, mi hanno fornito tutti i testi reperibili del Padre, con uno slancio di cui li ringrazio; fra questi testi, ce n'è uno che mi sembra essenziale: Ricerca di una identità 03.
In queste pagine si respira il clima delle grandi amicizie e delle speranze che è brillato, in Italia, fino all'inizio degli anni Ottanta. Nella introduzione, il Maestro veneziano prende le distanze sia dal Marxismo, allora ancora in voga, sia dalle «magnifiche sorti e progressive» del Capitalismo, spesso esaltante un benessere solo di facciata, una specie di meccanica della crescita, con una basilare cecità, tuttavia, sul contemporaneo scadimento dei valori. Tra parentesi, nel testo non mancano alcune frecciate, che sarebbero ancor più opportune nel nostro tempo, contro quel Cristianesimo dimidiato che riduce la carità ad un generico assistenzialismo…
Ma lo sguardo più acuto afferra il crescere dello spirito di astrazione e l'allargarsi del vuoto, che sembra lasciare l'umanità derelitta.
Nelle pagine successive, l'attenzione di Costantini, sempre vivificata dai riferimenti alla Bibbia, si apre da un lato ad una rilettura di Maritain e Guardini, dall'altro al confronto con Gombrich e con la tematica della «morte dell'arte», come proposta da Giulio Carlo Argan 04.
Per la prospettiva interpretativa di Costantini, orientata da una specie di 'grande salute', l'arte contemporanea non è arte 'fatta da morti', e occorre capirne le ragioni, senza una condanna che consegnerebbe tanti sforzi al nulla, ma con uno slancio di solidarietà, pur di fronte ad esiti tanto problematici. Quella che invece andrebbe chiarita, con un impegno incessante, è la natura fragilissima della neofilia, cioè dell'amore per il nuovo in quanto nuovo, in quanto inedito.
Opportunamente, si chiarisce che cosa può voler dire essere originali davvero, e quanta fallacia, invece, vi sia nella ricerca, più o meno spasmodica, di un'estrinseca e fatua originalità, fatta, così sembra, per catturare il colpo d'occhio più superficiale e per suscitare un facile sbalordimento. Ma l'aspetto più interessante mi pare quello del confronto/sfida: il cristiano vi è tenuto. «La spinta deve essere l'amore, non c'è scampo per l'artista che vuole essere cristiano. Non può dividere la sua vita in sezioni se parate, da una parte la sua vita di fede, dall'altra l'esercizio della sua arte» 05.
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Quale bellezza salverà il mondo |
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In sintesi, il Maestro veneziano comprende bene qual è il compito a cui si trova dinanzi l'artista d'ispirazione cristiana, e realizza sino in fondo quanto questo compito sia bello, ma anche rischioso, perfino terribile, implicando uno sforzo eccezionale. Nel periodo in cui Ernani Costantini ha diretto e orientato l'Ucai veneziano, egli ha tentato di render consapevoli i soci di questa sfida, appassionante ma anche tremendamente ardua, non implicando soltanto scelte tecniche, ma proprio una metamorfosi interiore, legata ad una genuina metanoia 06.
Per chiarire la necessaria metamorfosi, riprende sovente nei suoi scritti una felice immagine di Jacques Maritain: «Occorre purificare la sorgente». Tra parentesi, ho notato come Costantini citi, di Maritain, soprattutto due testi: La responsabilità dell'artista e L'intuizione creativa nell'arte e nella poesia, tradotti dall'Editrice Morcelliana rispettivamente nel 1963 e nel 1965, non Art et Scolastique (1920), un libro immerso nel concentrato, ma profondo pensiero estetico di San Tommaso.
«Purificare la sorgente» sembra quasi uno slogan, come spesso le brillanti sintesi di Maritain, e indica la disposizione necessaria a reimmergere ogni opera nella verità, quella verità che, secondo il Vangelo di Giovanni, brilla in ogni Parola che viene da Dio. Può essere interessante aggiungere che Maritain usa: «purificare la sorgente» riprendendo un'espressione di Mauriac, usata per definire i romanzi di Julien Green, visitati, a tratti, da una cupa peccaminosità, di cui l'Autore si dovrebbe liberare, secondo Mauriac, per meglio far rifulgere l'impianto cristiano. Ma Costantini sembra lontano tanto dalle problematiche di Mauriac, quanto da quelle di Green; per usare una categoria prediletta da Carlo Bo, non è intriso di giansenismo, e non concepisce il mondo sotto la luce desolata della perdizione.
Conosce invece l'imperfezione, il limite connesso ad ogni opera umana, anche al compimento dello slancio più felice. Ma 'conoscere' è, biblicamente, 'amare' e l'amore è la chiave di tutto (Claudel dirà invece, con un'eccellente immaginazione filologica, che, etimologicamente, 'co-noscere' significa «nascere assieme»).
Dio stesso è amore e, creando, invita l'uomo a ri-creare, facendo dunque dell'uomo stesso un sublime ricreatore.
Direi che la filosofia implicita, sottesa alla scrittura e alla concezione estetica di Costantini, sia rintracciabile, senza forzature, nel personalismo, fiorente in modo vigoroso, in Europa, dagli anni Trenta agli anni Sessanta del secolo scorso; in particolare, impressionano alcune analogie fra la Weltanschauung del Maestro veneziano e il pensiero di Luigi Stefanini, filosofo veneto assai influente a cavallo degli anni Cinquanta del Novecento: non ho rintracciato orme consistenti di un eventuale influsso stefaniniano, ma una reciproca attenzione è possibile, nel pullulare, in quegli anni, di letture e incontri.
Dicevo della concezione non giansenista dell'uomo: tale caratteristica emerge, come un'evidenza, dall'intensa carnalità delle figure di Costantini, disegnate con la fisionomia che ho ricordato sopra, quella di una robusta concezione della vita, di una "grande salute", che respira e circola un po' dovunque 07.
Un tale modo di concepire e creare è ben presente, direi centrale nella teologia di Costantini, certo implicita, ma assai influente: davvero il corpo non viene rifiutato e, in prospettiva, caro cardo salutis, attestandosi la corporeità come il vero cardine della salvezza. Codesta radice, insieme alla concentrazione agapica che ravvisa nell'amore l'autentico fulcro del Cristianesimo, sono i due punti basilari attorno a cui ruota, mi sembra, l'intera opera artistica di Costantini.
Si deve notare l'importanza delle sue polemiche; uomo buono ma non 'buonista', Costantini difendeva le sue posizioni con coraggio ed energia. Di particolare interesse, l'opuscolo polemico sull'arte sacra, nel quale convergono sia le critiche ad una certa arte devota, spesso ridotta a paccottiglia stucchevole, sia le note che cercano di fare intendere quale potrebbe essere una genuina arte sacra, con l'aiuto di una bibliografia ricca di riferimenti, spazianti da Gillo Dorfles ad Hans Sedlmayr, coinvolgendo certe letture dei testi del vescovo e studioso Pietro Nonis 08.
C'è infine da sottolineare l'intrinseca cattolicità di Ernani Costantini; la sua posizione, sul piano estetico come su quello culturale complessivo, non è genericamente cristiana, ma precisamente cattolica, legata cioè non solo a certi dogmi e a certa tradizione rappresentativa della santità, ma anche all'insegnamento vivo, scorrente nel tempo, dei Pontefici. In questa direzione la raccolta dei discorsi sull'arte di Pio XII, Paolo VI e Giovanni Paolo II, e anche la pubblicazione della Lettera di Giovanni Paolo II agli artisti 09.
Nel nostro mondo, risuona drammaticamente l'interrogativo gridato da Dostoevskij: «È vero, principe, che una volta avete detto che il mondo sarà salvato dalla bellezza?». L'interpellato, il principe Myskin, non risponde ma non dice neppure di no. Forse la bellezza potrebbe aiutare per credere, oggi 10.
Cerco di sintetizzare così: l'augurio che ci possiamo rivolgere è forse quello «che la bellezza sia con noi», la bellezza in ogni forma ed aspetto, per farci tornare ad esistere con maggior pienezza… Il Maestro Costantini ha seguito un suo itinerario originale, intensamente personale, dialogando con ogni famiglia di artisti e cercando sempre di non perdere la sua umanità, cosa meno facile di quanto si creda.
Tutto quello che ho accennato, i rapporti intellettuali ed estetici con Maritain, le relazioni più o meno polemiche con i critici d'arte: tutto converge a disegnare un artista e un uomo di cultura 'a 360 gradi', una persona desta alle problematiche del suo tempo, sempre pronto a cercare delle soluzioni ispirate al valore della solidarietà.
Considerando con uno sguardo d'assieme l'intera opera di Ernani Costantini, si può concludere che il suo itinerario si configura come un cammino ispirato alla Filocalia, cioè all'amore straordinario per la Bellezza, che ci fornisce una fragile speranza, pur profondamente legittima 11.
La Filocalia è, simultaneamente, viaggio e meta, c'immerge nel mondo, splendente sorriso di Dio a noi, ma ci eleva altresì, col suo pungolo assiduo, verso Cieli e Terre più veri. Alla fine, si rischia di scoprire di essere a tal punto coinvolti in tale itinerario che potremmo aver paura di avvicinarsi, a gustare una gioia inedita e tanto grande…
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Note
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01 ^ Francesca Brandes, Un'arte di servizio, «Nexus», autunno 2018, p. 5.
02 ^ Richard Griffiths, La Révolution à rebours. Le renouveau catholique dans la littérature en France de 1870 à 1914, Desclée de Brouwer, Paris 1971; Henri Quantin, Correspondance Maritain, Mauriac, Claudel, Bernanos, Cerf, Paris 2018.
03 ^ Ernani Costantini, Ricerca di una identità, a cura del Centro d'Arte San Vidal, UCAI Venezia, 1981.
04 ^ Di Romano Guardini, l'Artista veneziano rilegge e reinterpreta liberamente L'opera d'arte, della piccola casa editrice Corsia dei Servi, fondata da Turoldo e De Piaz. Non era ancora il tempo dell'Opera Omnia di Guardini, inaugurata e portata innanzi dall'Editrice Morcelliana.
05 ^ Costantini, Ricerca di una identità, cit., p. 9.
06 ^ Per circa trent'anni, Costantini, prima come animatore, poi come presidente della Sezione Veneziana UCAI, di cui è stato per oltre dieci anni anche consigliere nazionale, si dedica ad organizzare importanti mostre, incontri e dibattiti.
07 ^ Ma impressiona, in particolare, il volume, grande in ogni senso: Ernani Costantini in privato, introduzione critica di Francesca Brandes, Grafiche Veneziane, Venezia 2016.
08 ^ Ernani Costantini, Arte sacra NO. Lettera ad un caro amico, 1990.
09 ^ Pio XII– Paolo VI– Giovanni Paolo II, Dell'arte agli artisti, a cura del centro d'Arte San Vidal, UCAI Venezia, 1998, con scritti di Marco Cé, Vincenzo Paglia, a cura di Ernani Costantini; Lettera di Giovanni Paolo II agli artisti (4/4/1999), a cura del Centro d'Arte San Vidal, UCAI Venezia, 1999.
10 ^ Fëdor Dostoevskij, L'idiota, parte III, V, a cura di Leone Ginzburg– Alfredo Polledro, Einaudi («I Millenni»), Torino 1972, p. 378.
11 ^ Bruno Forte, La via della Bellezza. Un approccio al mistero di Dio, Morcelliana, Brescia 2007.
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*^ Dal volume AA. VV., La Madonna della Salute di Mestre : da Oratorio dei Battuti a Santuario diocesano, Marcianum Press, Venezia, 2019 |
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