Un pittore, Venezia e la sua gente *            
                     
    di Guido Perocco            
                     
                     
bifora gotica ad angolo
 
Gotico veneziano , 1987

 

  Vi sono alcuni artisti veneziani che qualunque storia raccontino con la loro pittura, compresa la vita dei santi, hanno sempre in mente Venezia e qualcosa che le appartiene in forma esclusiva.
Ernani Costantini è fra questi: la sua pittura rispecchia sempre “qualcosa che appartiene alla sua città”. Tanto più ora in un ciclo di grande rilievo, tutto dedicato a Venezia di ieri e di oggi con il teatro della sua gente. Quella di ieri è presente con le sue maschere classiche, quella di oggi nei colorati vestiti estivi, scanzonati e fantasiosi.
Colpisce subito il sapore spontaneo ed immediato nella bella serie di quadri di Ernani Costantini, giunto ad un momento particolarmente felice di espressione artistica: immediato è il richiamo all’affresco, la letizia di un grande affresco con il timbro affascinante dei suoi colori luminosi.
L’anno scorso l’artista ha presentato Da Eva a Maria – dodici figure femminili della Bibbia –, una sintesi di grandi immagini di vasta risonanza, preziosa e suggestiva; quest’anno la splendida mostra che ora si inaugura, dedicata a Vivere a Venezia. L’artista è arrivato a questo stile per gradi: conosce come pochi la pittura antica, ha studiato molto seriamente l’Impressionismo, è portato per natura ad una certa fantasia Liberty, ha quindi meditato sulle sintesi più attuali dell’arte, senza tralasciare la pittura astratta. D’altro canto ha saputo cogliere un certo vigore neorealista che nasce dal cinema, dal taglio intelligente della inquadratura che si documenta sul vivo della realtà, il frammento significante scelto nel vasto canto corale delle apparenze visibili. Ed Ernani Costantini tocca con scrupolo e misura la realtà, dando un senso di attesa spirituale agli stessi fenomeni atmosferici, trasfigurandoli in alta poesia.
 

 

    Si percepisce immediatamente che c’è amore nel tema trattato: la sua Venezia è frutto di un lungo pensiero giunto a maturazione, al momento giusto, dopo tanto lavoro. Senza aver timori di paralleli difficili, l’artista ha saputo guardare, ad esempio, il vertice ammirabile di Canaletto nel Settecento, l’affettuosa confidenza di Giacomo Favretto nell’Ottocento, la spontaneità ricca di spunti poetici di Alessandro Milesi tra Ottocento e Novecento fino ai maggiori artisti della scorsa generazione. Ognuno, a modo suo, era innamorato dello stesso soggetto e ne ha ricercato con la mente le espressioni più palpitanti.
Ernani Costantini si è servito prima di tutto del soffio aereo del suo colore, un canto aperto e dispiegato, che trova nell’acqua la sua più immediata corrispondenza, nei riflessi di luce che essa comporta, una luce trasparente, spazzata dal vento, come l’artista predilige, in cui più nitidi appaiono i profili architettonici. Spicca così la nitidezza grafica di fondo, che caratterizza la sua immagine della realtà.
 
ragazza in una vetreia di murano, maestri soffiatori alle spalle
 
Olga K. a Murano, 1988
gente in movimento al pontile
 
Via vai al pontile…, 1987
  Venezia non è soltanto quella delle inquadrature più famose, ma anche quella dei canali solitari, dei campielli, dei ponti, delle case allineate lungo le fondamenta, o anche quella di apparizioni improvvise: finestrati gotici di straordinaria eleganza, fondali di scene, corti, sembra quasi senza avvedersene, che svelano il segreto misterioso della città.
E qui, nella singolare trama urbana antica, Ernani Costantini non ha timore di incontrare la gente nelle sue strade e nei suoi interni, sul palcoscenico del teatro veneziano: la bella signora che ammira i vetri artistici in una fabbrica di Murano, un’altra che siede al caffè sullo sfondo dei Bacino di S. Marco, altre ancora che si affrettano al pontile dei vaporetto. Questa mi pare la parte più nuova ed inventata della mostra.
   
    Bisogna guardar attentamente dunque: ed ecco il grande quadro del mercato di Rialto: la folla variopinta nei vestiti moderni, le tende dei negozi sul trapunto dei cielo, le ‘nature morte’ sui banchi di pesce e di frutta. E poi la festosa schiera di ragazze in prospettiva sugli scalini del ponte. Il campanile, la facciata d’una chiesa, il profilo di una architettura o altri stupendi scorci lungo la strada donano a questa moltitudine un carattere tutto particolare: l’aria di Venezia. In questa festa c’è un ricordo di Favretto nel costume dell’Ottocento: la gente che dava vita alle pietre di Venezia, soprattutto le belle popolane con gli scialli e i vestiti lunghi.
Il teatro de. Settecento invece, è rappresentato in un costume più aristocratico; tutti in maschera: Brighella, Rosaura, gli Zanni (così vicini alle immagini di Giandomenico Tiepolo) tutti a recitare la loro parte. Ernani Costantini dà ad ognuno il proprio carattere d’oggi fornendo così la prova di dominare figura e paesaggio in un tema tanto difficile ed arduo ma che gli esce dal pennello proprio come un canto.
È l’antico incanto di Venezia tradotto in pittura.
 
gente e banchi di verdura  al mercato di Rialto
 
A Rialto, 1987-88
                     
                     
    *^ Dal catalogo della mostra Vivere a Venezia    
                     
                     
                     
                     
                     
                     
                             
                             
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